I BAMBINI DEL MAROCCO -MAROCCAN CHILDREN
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Riparazione del terminale sul djbel Rahart - exhaust repairing on a trail on djebel Rahart |
I bambini son bambini. Si adeguano alle situazioni e sono egoisti. É la Natura che vuole i cuccioli cosí, non sopravviverebbero altrimenti nel mondo animale. Ma sono sempre belli e piacevoli nella loro "chiassositá". Starei delle ore a guardare i bambini che giocano. Forse perché sono padre, e mi mancano i miei figli giá dopo due giorni che son partito.
In Marocco, la mia prima volta in quel paese, sono stato colpito particolarmente da alcuni incontri.
Children are children. They adapt to situations and are selfish. It is Nature that wants puppies like this, otherwise they would not survive in wildlife. But they are always beautiful and pleasant in their "loudness". I'd spend hours watching the children play. Maybe because I am a father, and I miss my children after two days since I left.
In Morocco, my first time in that country, I was particularly impressed by some encounters.
I BAMBINI DI AIN DFALI
AIN DFALI CHILDRENS
Ain Dfali. Paesello nel nord. Abbiamo trascorso la notte in sacco a pelo sotto il portico di una banca a causa di un guasto a una delle nostre moto. Alla mattina all'alba ci svegliamo e facciamo colazione sotto lo stesso portico. Biscotti al cioccolato, latte freddo e un po di frutta, acquistati in un paio di piccole rivendite di alimentari. La natura "chiama", e nel capolinea dei bus, un piazzale sterrato ridotto a discarica a cielo aperto, la toilette pubblica é chiusa con catena e lucchetto. Non resta altro che oltrepassarla e dirigersi verso i campi. Galline che razzolano nei resti di sacchetti d'immondizia giá rovistati dai cani randagi, e una baraccopoli in lamiera ondulata, "cuore" del paese dietro la facciata patinata dalla banca lungo la statale. Da quell'accavallamento di bandoni sono iniziati a uscire bambini e bambine di tutte le etá. Pulitissimi, con scarpe lucide e grembiuli intonsi stirati a puntino. Quelli delle bambine, di colore bianco li potrei tranquillamente definire immacolati, tanta era la perfezione.
La Dignitá non ha una classe sociale.
Ain Dfali. Village in the north. We spent the night in a sleeping bag on the porch of a bank due to a breakdown in one of our bikes. In the morning at dawn we wake up and have breakfast on the same porch. Chocolate chip cookies, cold milk and some fruit, purchased in a couple of small food outlets. Nature "calls", and in the bus terminal, a dirt square reduced to an open-air dump, the public toilet is closed with a chain and a padlock. All that remains is to cross it and head towards the fields. Hens scratching the remains of garbage bags already rummaged by stray dogs, and a corrugated iron slum, the "heart" of the village behind the facade coated by the bank along the highway. Boys and girls of all ages started to emerge from that band of bandons. Spotlessly clean, with shiny shoes and draped ironed aprons. Those of the little girls, white in color I could safely call them immaculate, such was perfection.
Dignity does not have a social class.
I BAMBINI DEL CIRQUE DU JAFFAR
CIRQUE DU JAFFAR CHILDREBS
La pista del Cirque du Jaffar. Mattino di una giornata d'ottobre un po' grigia. Non c'é nessuno, né si vedono tracce di un passaggio recente di moto o 4x4. In una curva due bambini, fratello e sorella più grande, si sbracciano. Mi fermo per salutare e farli un po' contenti. Cercano di convincermi ad andare in casa per un "Thé-berber", il tradizionale the alla menta. Rifiuto con un sorriso. Spiego che abbiamo molta strada da fare oggi. Gli occhi si intristiscono. Con evidente imbarazzo provano a pronunciare un "bob bon". Sono dispiaciuto. Non ho caramelle. Ci resto piú male io che loro. Nel tentativo di "rimediare" a gesti li invito a salire con me sulla sella della moto. Il terrore si dipinge negli occhi sgranati. La sorella più grande abbraccia arretando il fratellino evidentemente intimorita . Pensando che la paura sia quella di cadere e farsi male mi affretto a spiegare che il motore resterà spento, che non mi muoveró da lì. Ma niente. Fanno un altro passo indietro. Arriva correndo da chissá dove la madre. Loro si rilassano. Rinnova il suo invito ad entrare nella loro casa per un the. Una mancia di pochi Dirham deve essere un buon extra. Mi scuso con lei. Rinnovo l'invito a salire perché non ho caramelle, pensando che con la madre lí presente si sentano piú tranquilli. Anche lei fa cenno di nó con aria preoccupata. Alla fine mi chiede le due taniche da detersivo che mi ero portato per tenere una scorta di emergenza di benzina, ma che si sono bucate con i sassi sparati in aria dalla ruota posteriore. Non fa niente per loro, mi fa capire che le ripareranno. Io le avrei buttate al primo paese, ma per loro isolati su quelle montagne hanno un grande valore.
Me ne vado un po' sollevato per essere riuscito a soddisfare almeno una delle loro richieste. Ma nella polvere sollevata dalla moto, non posso che continuare a rivedere gli occhi impauriti di quei bambini all'offerta di salire in sella. Chissà che cosa possa aver scatenato quella reazione. Mi allontano sperando che ció sia dovuto solo a una qualche "leggenda", e non a qualche triste episodio accaduto in quei luoghi.
The Cirque du Jaffar track. A slightly gray October morning. There is no one, nor can we see traces of a recent passage of motorbikes or 4x4s. In a curve, two children, brother and older sister, hug each other. I stop to say goodbye and make them a little happy. They try to convince me to go home for a "Thé-berber", the traditional mint tea. I refuse with a smile. I explain that we have a long way to go today. The eyes become sad. With obvious embarrassment they try to pronounce a "bob bon". I'm sorry. I have no candy. I am more hurt than they are. In an attempt to "remedy" gestures, I invite them to get on the bike with me. The terror is painted in the wide eyes. The older sister hugs her brother evidently intimidated. Thinking that the fear is that of falling and getting hurt I hurry to explain that the engine will remain off, that I will not move from there. But nothing. They take another step back. He comes running from who knows where the mother. They relax. Renew his invitation to enter their home for tea. A tip of a few Dirhams must be a good extra. I apologize to you. I renew my invitation to go up because I have no sweets, thinking that with the mother present I feel more relaxed. She also nods worriedly. At the end he asks me for the two detergent cans that I had brought to keep an emergency supply of petrol, but which were punctured with the stones shot in the air by the rear wheel. It does nothing for them, it makes me understand that they will fix them. I would have thrown them to the first country, but for them blocks on those mountains have a great value.
I am a little relieved to have managed to satisfy at least one of their requests. But in the dust raised by the bike, I can only continue to review the fearful eyes of those children at the offer to get on the saddle. Who knows what could have triggered that reaction. I go away hoping that this is only due to some "legend", and not to some sad episode that happened in those places.
I BAMBINI DEL JEBEL RAHART
JEBEL RAHART CHILDRENS
Su una sassosissima pista di un altopiano desolato, il suono del terminale della mia moto, già abbastanza fastidioso perché bucato, si trasforma in un urlo gracchiante! Ha ceduto definitivamente. Non resta che fermarsi a richiudere le due metà in qualche modo.
Dal nulla spunta un gruppo di bambini. Silenziosamente si mettono vicini a me che sto trafficando per riparare il terminale. Ogni tanto scambiano qualche parola tra di loro, sottovoce, quasi temendo di disturbare.
Terminato il lavoro e rimontato tutto mi accingo a raccogliere i residui. Un paio di guanti in lattice sporchi, qualche spezzone di filo di ferro.... Mi bloccano facendomi capire che li prendono loro. Dico loro di prestare attenzione alla latta tagliente. Annuiscono, dopodiché in cerchio iniziano a dividersi quel "tesoro" piovuto dal cielo. Li guardo. Apro lo zaino, mostro loro come funziona una fascetta da elettricista di quelle "riutilizzabili", dopodiché ne consegno un numero sufficiente al piú grande, che inizia a spartirle tra gli altri. Gli occhi di un bambino felice sanno trasmettere molta gioia. Cosí come le loro braccia che si agitano freneticamente al tuo saluto.
On a very stony track of a desolate plateau, the sound of the terminal of my motorbike, already annoying enough because it is pierced, turns into a croaking scream! He gave up permanently. All that remains is to stop and close the two halves in some way.
A group of children appears out of nowhere. Quietly they come close to me, who am trafficking to repair the terminal. Every now and then they exchange a few words among themselves, in a low voice, almost fearing to disturb.
After work and reassembled everything I am going to collect the residues. A pair of dirty latex gloves, a few pieces of iron wire .... They block me making me understand that they take them. I tell them to pay attention to the sharp tin. They nod, then in a circle they begin to divide that "treasure" rained from the sky. I look at them. I open the backpack, show them how an electrician's band of the "reusable" ones works, after which I deliver a sufficient number to the largest, who starts to divide them among the others. The eyes of a happy child know how to convey a lot of joy. As well as their arms that frantically wave at your greeting.
I BAMBINI DI M'HAMID
M'HAMID CHILDRENS
M'hamid. SudEst del Marocco, vicino al confine Algerino. Vi giungiamo dopo una mattina di guida sulla pietrosissima pista che porta al Lago Iriki da Foum Zguid, seguita dalla sabbia dell'Erg Chigaga. Giunti in paese riempiamo i serbatoi e ci fermiamo all'ombra per decidere il successivo itinerario. In men che non si dica ci troviamo circondati da un'orda di bambini di tutte le etá. Scalzi per lo più. Ci corcondano chiassosi e reclamano tutti la nostra attenzione. "Cadeau", "Bon Bon", "Argeant". Non riesco neanche a scambiare una frase di senso compiuto con il mio compagno di viaggio. Noto sulle bici e nelle loro mani fascette da elettricista esibite a mó di ornamenti, quasi trofei. Apro lo zaino e ne distribuisco una per ciascuno, cercando di evitare le angherie dei più grandi sui più piccoli. La reazione é inattesa. Invece di placare i loro animi mi trovo sotto un fuoco incrociato di richieste pressanti, di mani che toccano e cercano di aprire tutto. Decidiamo di andarcene dal centro del paese e proseguire altrove la nostra conversazione.
M'hamid. Porta dell'Erg Chigaga. Battutissima dal turismo di massa. Persone che vi giungono senza la minima coscienza del valore delle cose in un angolo remoto di un paese in cui una fascetta da elettricista è un vero tesoro. Mi ritorna in mente la richiesta: "Argeant". Chissá quante volte qualcuno avrà lasciato una moneta da 10 Dirham (1 euro) a quei bambini. Quante volte gli avrá concesso il lusso di una CocaCola in cambio di niente, in una società in cui il baratto e lo scambio di favori hanno ancora il valore intrinseco del rispetto delle cose, dei ruoli, e del valore del "guadagnarsi da vivere" seppur arrangiandosi. Abbiamo creato un piccolo esercito di accattoni, che sbarcherá il lunario mendicando, o peggio ancora mandando i propri figli a mendicare. In un luogo dove ogni cosa va sudata, anche solo per l' ostilitá dell'ambiente in cui si vive, oziare fino all'arrivo del primo autobus o 4x4 é sicuramente un'opzione comoda.
M'hamid. Southeast Morocco, near the Algerian border. We arrive after a morning of driving on the stony track that leads to Lake Iriki from Foum Zguid, followed by the sand of the Erg Chigaga. Once in the village we fill the tanks and stop in the shade to decide the next itinerary. In no time we find ourselves surrounded by a horde of children of all ages. Barefoot mostly. They surround us loud and all our attention. "Cadeau", "Bon Bon", "Argeant". I can't even exchange a meaningful sentence with my travel companion. Known on bikes and in their hands, electrician ties exhibited as ornaments, almost trophies. I open the backpack and distribute one for each, trying to avoid the bullying of the older ones on the younger ones. The reaction is unexpected. Instead of appeasing their spirits, I find myself under a crossfire of pressing requests, of hands that touch and try to open everything. We decide to leave the center of the country and continue our conversation elsewhere.
M'hamid. Door of the Erg Chigaga. Beaten by mass tourism. People who come there without the slightest awareness of the value of things in a remote corner of a country where an electrician strap is a real treasure. I am reminded of the request: "Argeant". Who knows how many times someone will have left a 10 Dirham (1 euro) coin to those children. How many times have you given him the luxury of a CocaCola in exchange for nothing, in a society where bartering and exchanging favors still have the intrinsic value of respecting things, roles, and the value of "making a living" albeit getting by. We have created a small army of beggars, who will make ends meet by begging, or even worse by sending their children to beg. In a place where everything goes sweaty, even if only for the hostility of the environment in which you live, lazing until the arrival of the first bus or 4x4 is certainly a comfortable option.
I BAMBINI DELL'ALTO ATLANTE
HIGH-ATLAS CHILDRENS
Una pista in mezzo Jebel Irhoud, una casa di sassi distante decine di km da altre, un paio di bambini di circa 3-4 anni corrono fuori verso la "strada" agitando la manina, sorridenti. Vestiti un po' laceri, piedi scalzi e colorati dalla terra rossa dell' Atlante, cosí come le mani. Poi, appena mettono a fuoco, la manina di uno di essi si blocca e rimane sospesa in aria, immobile. Il sorriso scompare e gli occhi si sgranano allucinati. E rimane cosí, imbambolato, a guardarmi passare. Secondi che son sembrati minuti. E lui imbambolato che continua a fissarmi incredulo mentre mi allontano.
Lì su quella pista dell'Alto Atlante marocchino, un bambino ha visto una moto. Forse per la prima volta da ché ha memoria. Sicuramente un momento indimenticabile, che lo accompagnerá per mano nei suoi sogni di bambino, al tramonto nel suo giaciglio.
A track in the middle of Jebel Irhoud, a stone house tens of kilometers away from others, a couple of children of about 3-4 years run out towards the "street" waving their little hands, smiling. Tattered clothes, barefoot and colored feet from the red earth of the Atlas, as well as the hands. Then, as soon as they focus, the hand of one of them freezes and remains suspended in the air, motionless. The smile disappears and the eyes widen hallucinated. And so he remains, dazed, watching me go by. Seconds that seemed like minutes. And he dazed that continues to stare at me in disbelief as I walk away.
There on that track of the Moroccan High Atlas, a child saw a motorcycle. Perhaps for the first time since he has memory. Certainly an unforgettable moment, which will accompany him by the hand in his childhood dreams, at sunset in his bed.